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4 Ottobre 2018 admin

Intervista ad Antonio Limone, le persone che lasciano un segno.

Il Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, uno dei centri d’eccellenza d’Italia, è un visionario…ecco perchè!

Qualsiasi ambito si guardi – dall’arte alla scienza, dall’industria all’enogastronomia, dalla letteratura al cinema – se non ci fossero stati i grandi visionari, l’umanità si sarebbe fermata e l’Italia non avrebbe conosciuto buona parte della sua bellezza e del suo genio.

Così, certe volte ci imbattiamo in persone che hanno la capacità di lasciare un “segno” nella vita di chi le incontra. Un percorso di vita, il loro, ricco di racconti, tradizioni, sacrifici ed emozioni che ti fanno capire che forse in questo mondo non tutto è da buttare, anzi, abbiamo tanto in cui sperare.

Lui, il Visionario che mi appresto ad ascoltare, è un uomo con le “spalle” larghe di chi ha tanta esperienza e l’animo giusto per lasciare un segno in chi lo ascolta.

Antonio Limone è il Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico del Mezzogiorno, uno dei centri d’eccellenza d’Italia. E’ in questo luogo che nasce gran parte della tutela del cibo che arriva sulle nostre tavole. E’ in questo posto mistico che sono riuscito a farmi raccontare le sue origini, il percorso e le difficoltà di chi ogni giorno cerca di fare il massimo senza smettere mai di gridare che il futuro è dei giovani.

Dicono che famiglia e luogo di appartenenza traccino il destino, è vero anche nel tuo caso?

Io sono nato e vivo a Mercogliano, un paese meraviglioso dell’avellinese, vengo dal mondo “rurale”.
Quello che sono oggi l’ho acquisito dalla mia famiglia e dall’ambiente circostante. Il contesto dei miei tempi era “fatti furbo”, ma di quella furbizia sana, insomma sii sveglio e scaltro.
Mio padre era medico veterinario (buiatra), mia madre invece è stata insegnante di lettere. In questo mix familiare ho ricevuto un’educazione molto rigida, dovevo studiare e dovevo farlo ottenendo risultati eccellenti.

Ricordo ancora la scommessa vinta con mio padre in V ginnasio. L’impegno che presi con lui era che se avessi portato al primo quadrimestre la media dell’otto mi avrebbe regalato quello che allora era il mio sogno, il mitico vespino cinquanta della Piaggio. Allora avere quella media era utopia pura, eppure ci riuscii e fu un grande momento per me…mai arrendersi o mollare!!!

Poi ho iniziato a frequentare l’Università di Veterinaria, dove pensavo fosse una passeggiata da fare utilizzando una gamba sola e la scarpa slacciata. Mi resi conto, invece, che se non mi fossi spaccato di studio non sarei andato da nessuna parte. Ho faticato tanto, ma i risultati sono arrivati. Ho sempre amato gli animali e ne ho avuti tanti domestici. Mi sono ritrovato, insomma, in un mondo che mi apparteneva.

La sicurezza di quello che arriva sulle nostre tavole dipende dal grande lavoro che è fatto degli Istituti Zooprofilattici.

Siamo quelli che garantiscono i prodotti che arrivano sulle tavole degli italiani. Tutte le malattie che saltano fuori dal nostro territorio vengono analizzate, gestite e risolte da noi.
Il consumatore italiano, spesso, ama la disinformazione, preferisce non sapere o non leggere quello che alcuni prodotti contengono. Ad esempio, prova a vedere quello che riporta scritto una confezione di wurstel in Germania, troverai che possono contenere carni non sempre salutari.
Io sono dell’idea che il consumatore deve sapere che gli alimenti contengono il “rischio”.

Per spiegarti meglio, vorrei citare Alessandro Manzoni: “Il buon senso c’era, ma se ne stava nascosto per paura del senso comune”.

Il medico veterinario: non solo animali, ma soprattutto tutela dell’uomo e ancor prima ambientale.

La sanità pubblica veterinaria deve interessarsi di ambiente, animali e uomini. Questi sono i tre pilastri fondamentali, che fanno la differenza. Negli ultimi sessant’anni, diciamo dagli anni ‘50 in poi, il cibo ha subito una grande evoluzione, è intervenuta la “chimica” ed abbiamo quasi dato del tutto addio alla dieta Ancel Keys, meglio conosciuta come dieta mediterranea.

La nuova antologia del cibo, oggi, deve partire dall’ambiente: aria, acqua, terra, sono questi gli elementi che dobbiamo tutelare e rispettare.

Ti sei impegnato tanto sull’annoso problema della Terra dei Fuochi, la mia sensazione è che molte cose sono state “manipolate e ingigantite”, tu che ne pensi?

La terra dei fuochi è stata una grande ingiustizia; la storia era pregiudizievole.

La nostra inciviltà, il pentito e i media hanno creato un “disastro” per l’economia di tante aziende di quella zona.
Da almeno tre decenni in Campania, vaste aree delle province di Napoli e Caserta sono state oggetto di un’attività illecita costituita da sversamenti incontrollati di rifiuti industriali e urbani di natura estremamente eterogenea.
Per fare giustizia dei luoghi comuni e per stabilire una correlazione reale tra i mali e le rispettive cause occorrono nuovi mezzi perché nonostante sia vero che “l’uomo è quello che mangia”, è vero anche che si pone nell’ambiente circostante in maniera molto più complessa e che l’origine delle malattie, a cominciare dai tumori, è sempre di più multifattoriale.

Da questa esperienza di crisi è nato un programma realizzato in partnership tra l’IZSM e l’Istituto Nazionale Tumori Pascale di Napoli.

SPES, acronimo di Studio di Esposizione nella Popolazione Suscettibile, è un progetto di monitoraggio della popolazione umana esposta all’inquinamento ambientale, che completa un ciclo di attività iniziato con Qr Code Campania, iniziativa volta a consentire ai consumatori di conoscere i dati dell’azienda produttrice dell’alimento e le analisi effettuate su di esso con i rispettivi risultati. Il percorso è seguito daCampania Trasparente, il piano di biomonitoraggio ambientale che ha analizzato migliaia di campioni di tutte le matrici agricole e ambientali provenienti dal territorio campano.

Un grazie va al Presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, molto sensibile a questo argomento, che ci sostiene in questo lavoro.

A tal proposito, proprio il Presidente De Luca ha inaugurato un’altra tua iniziativa che mira ad avvicinare i bambini all’ambiente, le “Fattorie Didattiche”.

Le ho immaginate come delle giornate dove i bambini possono imparare che il rispetto per l’ambiente e gli animali serve loro a comprendere la propria “biodiversità”. Questa rappresenta il tuo valore.

Grazie alle scuole e ai loro insegnanti, i ragazzi devono capire che l’ambiente va rispettato proprio per evitare situazioni come la terra dei fuochi. Esperienze così negative creano distruzione.

Siamo fortunati, viviamo in un posto magico, i nostri terreni sono i più fertili; il Vesuvio, il sole e il nostro mare sono unici al mondo e ricreano un habitat che tutti ci invidiano.
Solo in Campania si possono trovare prodotti con un sapore unico come la mozzarella, i pomodori, la pizza, la farina.

Cosa manca alla Campania e a Napoli nello specifico per diventare capitale del Mediterraneo.

Amo questa Regione.
Napoli è già la capitale del Mediterraneo, è la nostra storia e le tante etnie che sono passate lo insegnano.
A Napoli serve correggere quello che ha di sbagliato; i problemi si conoscono ma vanno affrontati e risolti.

“La partita è più complessa che altrove, ma è aperta e avvincente”.

Grazie ad Antonio Limone, Direttore Generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Mezzogiorno, un uomo che sa distinguersi per le risorse del suo spirito, mostrandosi un “visionario” nel tracciare quelle che sono le linee guida future dei giovani a tutela dell’ambiente e degli animali, insegnando loro la capacità di essere sensibili ai valori umani.

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